Documentazione prodotta da:
Confraternita del Santissimo Sacramento
Ex sede della confraternita:

Chiesa di Santa Maria della Stella - Adelfia Canneto (Ba)

Date di esistenza:
[fine sec. XVIII] (1)
Profilo di storia istituzionale: (nota)

Alla stato attuale delle ricerche non si conosce la data di istituzione della confraternita. Oggi estinta, un tempo aveva sede nella chiesa di S. Maria della Stella, nel cappellone del Santissimo(2). Presso l'archivio di Stato di Bari è conservata una copia delle regole munite di regio assenso del 19 febbraio 1839. Molto dettagliate sono le disposizioni relative alla spiritualità e all’osservanza dei principi del cristianesimo. I confratelli dovevano impegnarsi nel rispetto dei comandamenti divini, dei precetti della chiesa cattolica e nella pratica della carità verso il prossimo, in particolare verso tutti gli associati. Molto precise sono le disposizioni relative ai rapporti umani tra i confratelli. Essi avevano l’obbligo di non offendersi mai tra loro, di accettare le imperfezioni altrui e di non creare mai occasioni di discordia e di inimicizia. Ogni terza domenica del mese tutti i confratelli erano tenuti ad accostarsi al sacramento della penitenza e dell’eucarestia e a partecipare alla processione solenne, indossando l’abito confraternale. Esso consisteva in un camice di tela bianca, una mozzetta color “scarlatto”, un cappello bianco con laccio dello stesso colore della mozzetta e un medaglione con l’effige del Santissimo Sacramento. Solo il superiore portava un bastone nero nelle pubbliche funzioni. Dovere fondamentale degli associati era l’accompagnamento del viatico, con torce accese, da parte di almeno due confratelli, che venivano scelti a turno settimanalmente dal Priore. In caso di rinuncia, senza giustificato motivo, si era tenuti a pagare una multa. Altre ricorrenze solenni, celebrate dal sodalizio, erano la Purificazione della Vergine Maria, che prevedeva l’offerta a ciascun confratello di una candela benedetta dal padre spirituale, e la funzione della benedizione delle palme. Nei giorni della congregazione dovevano essere recitati l’ufficio breve della Vergine Santissima e dei defunti, ed altre preghiere che venivano stabilite dal padre spirituale. In caso di morte la confraternita provvedeva alle spese del funerale e alla sepoltura nella propria cappella. Il rito funebre prevedeva la recita dell’intero ufficio dei morti e una messa cantata solenne. Particolare attenzione era dedicata alle opere di beneficenza, per essere coerenti con i principi del Vangelo. Pertanto era necessario impegnarsi, in giorni prefissati, nell’assistenza degli infermi nei pubblici ospedali, oppure bisognava prendersi cura degli infermi poveri del comune, preoccupandosi che fossero confortati dai sacramenti. Inoltre era obbligatorio visitare le carceri, provvedere al ristoro dei detenuti ed istruirli nei doveri cristiani. Allo stesso modo bisognava prendersi cura dei ragazzi poveri diventati orfani, perché imparassero un’arte o un mestiere, che consentisse loro di vivere onestamente, e ci si impegnava a tenere lontani tutti i giovani dalle bettole, dai giochi d’azzardo e da altri luoghi di scandalo, per condurli presso la chiesa parrocchiale e per educarli ai valori cristiani. Nei giorni di congregazione era prevista la raccolta di piccole sovvenzioni volontarie che, fatte in massa, potevano permettere di vestire un povero o fornire un pagliericcio ad un mendicante.

(1) vedi L. Bertoldi Lenoci, Le confraternite postridentine nell’Archidiocesi di Bari. Fonti e
    documenti. I, Bari, Levante, 1983, p. 113
(2) Ibidem